De l’infinito, universo et mondi. PDF
Il “De l’infinito, universo e mondi” è il terzo dialogo filosofico che Giordano Bruno pubblica a Londra nel 1584, chiudendo il ciclo dei dialoghi cosmologici londinesi intrapreso con “La cena de le ceneri” e proseguito con “De la causa, principio e uno".Il De l'infinito è composto di cinque dialoghi preceduti dalla dedica (la "proemiale epistola"), nella quale Bruno non manca di inserire tre poesi...

Giordano Bruno - De l’infinito, universo et mondi.

De l’infinito, universo et mondi.

Giordano Bruno

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Il “De l’infinito, universo e mondi” è il terzo dialogo filosofico che Giordano Bruno pubblica a Londra nel 1584, chiudendo il ciclo dei dialoghi cosmologici londinesi intrapreso con “La cena de le ceneri” e proseguito con “De la causa, principio e uno".Il De l'infinito è composto di cinque dialoghi preceduti dalla dedica (la "proemiale epistola"), nella quale Bruno non manca di inserire tre poesie. Protagonisti sono Filoteo, che dà voce all'autore, come già nei precedenti dialoghi; Fracastorio, medico; Burchio, peripatetico; ed Elpino, giovane allievo che fa da interlocutore a Filoteo.La versione del testo qui presentata ha come testo di riferimento: Giordano Bruno, Dialoghi italiani I, Dialoghi metafisici, Nuovamente ristampati con le note di Giovanni Gentile (3° ed. a cura di G. Aquilecchia) Sansoni – Firenze, 2° ristampa 1985.

Quindi l'ali sicure a l'aria porgo; Né temo intoppo di cristallo o vetro, Ma fendo i cieli e a l'infinito m'ergo.E mentre dal mio globo a gli altri sorgo, E per l'eterio campo oltre penetro: Quel ch'altri lungi vede, lascio al tergo.
(G. Bruno; De l'infinito, universo e mondi)

"..per amor della vera sapienza e studio della vera contemplazione m'affatico, mi crucio, mi tormento. Questo manifestaranno gli argumenti demostrativi, che pendeno da vivaci raggioni, che derivano da regolato senso, che viene informato da non false specie che, come veraci ambasciatrici, si spiccano da gli suggetti de la natura, facendosi presenti a quei che le cercano, aperte a quei che le rimirano, chiare a chi le apprende, certe a chi le comprende. Or ecco, vi porgo la mia contemplazione circa l'infinito universo e mondi innumerabili."
(G. Bruno, nell'Epistola proemiale)

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