Ibn Arabi - Il Trattato dell'Unità
Il Trattato dell'Unità
(Risâlatu-l-Ahadiyyah)
Ibn Arabi
Descrizione
Il Trattato dell'Unità (Risâlatu-l-Ahadiyyah) di IbnʿArabī, Edizione annotata e corretta. L'opera di IbnʿArabī si presenta come la somma più completa e sistematica dell'esoterismo islamico. Il breve trattato qui presentato è uno dei più interessanti sul versante filosofico e metafisico. Per IbnʿArabī il percorso mistico non è né razionale né irrazionale: la mente sfugge ai limiti della materia. A differenza della filosofia, essa si colloca al di fuori del dominio della ragione, come pensava anche Tertulliano: così, contrariamente alla scissione tracciata da Averroè tra fede e ragione, la visione di IbnʿArabī è quella di un incontro tra intelligenza, amore e conoscenza, cosicché al termine di questo trattato egli può scrivere: "Chi non conosce se stesso non vede Allâh, poiché ogni recipiente non lascia filtrare che ciò che contiene". Il punto di vista dell'autore di questo trattato è uno dei più puramente metafisici che siano stati espressi verso l’«esterno» nell’ambito della tradizione esoterica islamica; non è difficile trovare nella Risâlatu-l-Ahadiyyah punti di contatto con la dottrina metafisica del Vêdânta indu, senza che con ciò sia affatto il caso di ricercare l'esistenza di «influenze» sull'esoterismo islamico da parte di quest'ultima. Volendo infatti riassumere in poche parole l'asserto essenziale della Dottrina contenuta nella Risâlah, si potrebbe dire che, cosi come per Brahma nella tradizione indu, Allâh solo è; le cose, i mondi, gli esseri che ci appaiono distinti, non sono altro che Lui in realtà. Considerate differenti da Lui, le cose sono prive di esistenza; sono esclusivamente contingenti, perciò effimere perché senza «radice». È quanto afferma il testo: «L'esistenza delle cose è la Sua Esistenza senza che esse siano».