Nicola Bizzi - Tradizione e sacralità dei numeri fra macrocosmo e microcosmo
Tradizione e sacralità dei numeri fra macrocosmo e microcosmo
Nicola Bizzi
Descrizione
Che cosa potrebbe mai accomunare due personalità apparentemente così diverse e vissute per di più a cinque secoli di distanza l’una dall’altra come Piero Della Francesca e Arturo Reghini? Che cosa potrebbe accomunare uno dei massimi artisti del Rinascimento, autore di opere immortali come la Flagellazione di Cristo, il Polittico della Misericordia, la Madonna del Parto e la Pala di Brera, ad un matematico, filosofo, esoterista e libero muratore del XX° secolo?Molto più di quanto si pensi! Furono entrambi due grandissimi iniziati, costantemente alla ricerca della conoscenza della natura e della comprensione delle forze che la regolano, appartennero entrambi ad una delle massime tradizioni misteriche che la storia abbia mai conosciuto, quella eleusino-pitagorica, e furono soprattutto due grandissimi matematici.Non è certamente un caso che sia Piero Della Francesca che Arturo Reghini, pur essendo vissuti in epoche diverse, siano entrambi appartenuti a quella stessa tradizione iniziatica di cui Giorgio Gemisto Pletone fu Gran Maestro e continuatore, quella Tradizione che, dal Concilio di Firenze del 1439 in poi, trasferì proprio nella capitale del Rinascimento la propria sede, mantenendovela fino al XVIII° secolo e influendo non poco sulle principali vicende di quei tempi, dalle scoperte scientifiche di Galileo Galilei, di Mikołaj Kopernik e Johannes Kepler, fino alla “scoperta” dell’America. E Piero Della Francesca seppe incarnare al meglio, senz’altro più di molti altri, le qualità di iniziato pitagorico: fu al contempo un genio matematico e un artista, un filosofo e uno scienziato e un profondo conoscitore sia del microcosmo dell’animo umano che del macrocosmo universale. Come seppe incarnarle, in pieno XX° secolo, Arturo Reghini, insigne matematico, esoterista, filosofo e libero muratore, Pythagoricus Latomusque Insignis, come reca incisa la sua lapide nel cimitero di Budrio.